L’assessore alle Pari Opportunità Vittorio Di Dio ha presentato ieri mattina la mostra “Da Pippo al soldato John – vita dei veronesi
durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale”, che si svolgerà all’interno dell’ex Arsenale Militare, dal 9 al 25 gennaio. L’iniziativa è promossa dal Comune di Verona, assessorato alle
Pari opportunità e dalla Regione Veneto, in collaborazione con l’Associazione Culturale Storia Viva.
“L’intento di questa esposizione – ha commentato Di Dio – è quello di rendere visibili a tutti, e soprattutto ai più giovani, i
dettagli della vita quotidiana di quanti hanno vissuto negli anni della guerra 1940/45, portando alla luce, attraverso oggetti e documentazioni, particolari di una vita totalmente differente da
quella dei nostri giorni, rendendo così ancor più chiara l’importanza della pace.”
Oltre alla mostra, saranno organizzati incontri con testimoni dell'epoca,
storici e autori. ascolta la notizia
29 Novembre 2008
QUANDO C'ERA PIPPO
DALLA GUERRA ALLA PACE. ALL'ARSENALE UNA INTENSA RETROSPETTIVA DESTINATA SOPRATTUTTO ALLE SCUOLE
Un percorso interattivo nella Verona martoriata dalle bombe fino all'arrivo delle truppe americane
16/01/2009
Il curatore della mostra Mauro Quattrina spiega il funzionamento di un aeratore a pedali FOTO AMATO
C'è la Verona martoriata e spaventata dalla guerra in mostra all'Arsenale. Una retrospettiva intensa e coinvolgente, intitolata «Da Pippo al soldato John» per raccontare la vita dei veronesi
durante i bombardamenti fino all'arrivo degli americani nella seconda guerra mondiale. La rassegna, patrocinata dall'assessorato al decentramento del Comune e dall'assessorato all'istruzione
della Regione, è aperta gratuitamente al pubblico fino al 25 gennaio dalle 14 alle 18, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18.
Il percorso non è solo espositivo, ma anche tattile, sonoro e interattivo perché, come spiega il regista e curatore Mauro Vittorio Quattrina, «non voglio che i ragazzi escano da queste sale
soltanto con nozioni astratte, ma vivano emozioni intense».
E di tinte forti c'è solo l'imbarazzo della scelta con i bambini feriti e dilaniati dalle bombe, le mani e le gambe mutilate, le case sventrate, i palazzi divelti, le strade crepitate dalle
raffiche delle mitraglie. Foto inesorabili quelle del grande reporter scaligero Mario Cargnel che colgono l'essenza, fermano il dramma e documentano la tragedia con sequenze bianconero
mozzafiato. Ma non c'è solo da vedere. Ai ragazzi delle scuole che arrivano al mattino (prenotazioni all'associazione Storia viva, telefono 339-4818709 begin_of_the_skype_highlighting 339-4818709 end_of_the_skype_highlighting) le guide fanno toccare il metallo delle bombe, i cristalli degli aeroplani spessi dieci centimetri, le maschere antigas, la povera
lana delle nostre divise, fanno sentire il peso di un'elica di un Lancaster, sfiorare il lattice delle maschere antigas. Perché dopo la prima guerra mondiale serpeggiava la paura che, nella
seconda, i nemici avrebbero usato veleni letali. Per questo il governo aveva messo in vendita mezzo milione di maschere antigas a 35 lire l'una. In Inghilterra il re ne aveva distribuite 38
milioni gratis.
Quando le cupe sirene antiaree cominciavano a diffondere il loro sinistro lamento bisognava correre in rifugio. E Quattrina, da bravo regista, ne ha allestito uno all'interno dell'Arsenale, con
filmati e rumori che riproducono la tragica sequenza dell'attesa, dei colpi, della speranza, mentre un fioco lume di candela rischiara appena l'oscurità. Furono tremila le vittime a Verona e
provincia, con più di cinquemila feriti. Sessanta interviste raccontano il dolore su video a circuito chiuso e trasmettono la paura, l'orgoglio ferito, la dignità. Le immagini, i filmati e i
numerosissimi oggetti esposti (radio, vestiti, arredi, giocattoli, modelli, armi) parlano di un paese povero, che non avrebbe mai potuto sopraffare avversari che sganciavano bombe da diecimila
chilogrammi o che spedivano ai prigionieri inglesi e americani finte carte da gioco per... vincere l'inedia. Altro che gioco, bastava sollevare una sottile pellicola e saltava fuori la mappa di
Verona per tentare la fuga.
Molti gli inediti, anche fra i filmati. «Sono stato in America dove ho visionato chilometri di combact film e ho scelto quelli su Verona», racconta Quattrina. Un materiale vasto e poliedrico,
soprattutto emozionante. Meriterebbe di non essere disperso, di essere raccolto in un libro. Pippo però, che dà il nome alla mostra, non era quello di Walt Disney, ma un feroce cecchino notturno.
C'era una rima, negli anni Quaranta, che raccontava «Io son Pippo il ferroviere/ora faccio il bombardiere/ e se vedo un lumicino/ io vi sgancio un palloncno».
Toni leggeri per nascondere la tragedia. E sopravvivere ai «tempi di guerra» come li chiamavano i nostri vecchi. Così, ecco i cartoni animati della propaganda, le bombe che non contengono
esplosivo ma volantini che invitano la popolazione alla resa, le lettere dei soldati, i temi dei ragazzini veronesi quando, nel 1945, «arivano gli arioplani americani e le gip coi soldati che
regalano tante caramele».
Si vede don Calabria con l'auto nera e i parafanghi bianchi attraversare una vicolo Calcirelli raso al suolo. Un'altra immagine ritrae gli autoblindo che passano sotto i Portoni della Bra, con lo
stesso vecchio orologio che tira avanti. Sembra l'Iraq, invece è casa nostra. Succedeva a Verona, sessantaquattro anni fa.
Danilo Castellarin
Danilo Castellar